La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che potrà portare a certe discussioni. Il tema è legato a risarcimento per la perdita del congiunto, ad esempio in seguito a incidente stradale o sul lavoro. Quanto vale la vita del marito o della moglie? Possono esistere parametri per quantificare il valore di un congiunto? Su questi interrogativi è stata chiamata a esprimersi la Corte di Cassazione sez. III attraverso la sentenza 20206 dello 07/10/2016 che ha determinato che il valore del risarcimento, quindi il valore della persona è legato alla sua umanità.
Una sentenza che dice tutto e niente nello stesso tempo: Una persona che nella sua vita ha fatto volontariato, si è dedicato al bene della famiglia, dei figli e magari per il suo ruolo professionale ha avuto il merito di realizzazione di progetti importanti come valore di indennizzo vale più di un minatore che ha trascorso la sua vita nelle viscere della terra e non è riuscito magari anche per difficoltà economiche a far vivere alla sua famiglia una situazione di benessere?
Il filo che delimita scaglioni di umanità a fini della determinazione del valore di una persona è troppo aleatorio. Una vedova che aveva nel marito l’unico punto di riferimento e avrebbe fatto tutto per amore suo può chiedere qualsiasi cifra come danno per la sua perdita e secondo questa sentenza dovrebbe essere accolta.