Il Presidente della Repubblica, Mattarella, ha richiamato alla necessità di far ripartire l’economia anche approfittando delle condizioni favorevoli del periodo. In particolare i tassi ai minimi storici dovrebbero indurre ad investire, quindi a dare una spinta alla ripartenza dell’economia, ora troppo lenta come ha ricordato anche il Presidente di Bankitalia Ignazio Visco. Non si può non essere d’accordo con il Presidente della Repubblica, se non si approfitta del momento favorevole per fare investimenti, quando si può? Il problema è un altro.
Se chi dovrebbe concedere credito stringe i cordoni perché ha già troppe sofferenze, i tassi bassi vengono assolutamente vanificati, se la burocrazia è troppo farraginosa e lenta, complicata, quale investitore va ad investire i suoi denari? Se la pressione fiscale è spaventosamente alta, chi può e vuole investire lo fa altrove, come insegna la vicenda di questi giorni legata alla crisi dei Call Center, che delocalizzano. Ma anche a livello di alta industria, tutte le principali aziende stanno spostando le sedi all’estero. I nostri cervelli fuggono, non avendo nel nostro Paese alcuno sbocco.
Il futuro è incerto; per il 2018 si ventila l’aumento dell’IVA e forse delle accise su carburanti, alcool e tabacchi, che porterebbero a aumenti generalizzati. Non è una bella prospettiva. Chi si azzarda a investire senza sapere se tra poco più di un anno nessuno comprerà perché non se lo può permettere? L’appello del Presidente è giusto e condivisibile ma serve molto altro che i tassi bassi.