Non credo che molti italiani abbiano nostalgia della Prima Repubblica ma bisogna obiettivamente riconoscere che all’epoca c’era forse un maggiore rispetto per i rapporti tra forze politiche ancorché acerrime nemiche. Ad esempio quella che allora veniva chiamata “manovra economica” veniva presentata al Parlamento al massimo entro la fine di settembre in modo da lasciare almeno tre mesi di tempo alle forze politiche per la valutazione e la discussione; in secondo luogo, a parte i tempi, c’era la buona e corretta abitudine di elaborare la manovra, presentarla e spiegarla successivamente.
Oggi la situazione si è ribaltata; siamo ormai al 28 ottobre e la Legge di Bilancio, nel testo elaborato dal Governo ancora non è pervenuto al Parlamento. È stato inviato all’UE per le valutazioni e il Governo risponderà alla lettera di chiarimenti giunta da Bruxelles ma il dialogo è tutto tra Palazzo Chigi e Bruxelles, il parlamento non sa nemmeno di che cosa si parla, se non per ciò che ”si dice”. Sarebbe quasi da considerare un atto umiliante da parte del Governo.
E proprio su questo è il secondo punto: invece di presentare la proposta di provvedimento e successivamente discuterne e spiegarlo, il Governo Renzi prima annuncia di tutto e di più e il contrario di tutto, poi, con calma, presenta al Parlamento, o almeno lo farà, bontà sua, la legge riveduta e corretta da Bruxelles, ormai evidentemente non modificabile.