La tematica ambientale interessa sempre più persone in Italia. Non solo, a dire il vero, vista la dinamica critica ed il periodo storico particolarmente delicato, anche le aziende, del Bel Paese e non solo, hanno cominciato a percepire il problema dell’inquinamento e ad agire per tamponarlo. Nel nostro Paese, poi, la situazione delle discariche risulta al quanto complicata.
Basti pensare che nel nostro Paese siano presenti circa 400 discariche e che la loro quantità sul territorio tende costantemente ad aumentare, specie a causa dei frequenti abusivismi. Il problema, poi, tende ad assumere una piega ancor più drammatica quando si pensa alle discariche in cui vengono accumulati i vecchi pneumatici. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, queste gomme vengono incendiate, andando a contribuire negativamente al fenomeno dell’inquinamento.
Tramite combustione, del resto, le particelle tossiche che si sviluppano vengono immesse nell’atmosfera, con conseguenze non indifferenti sull’ambiente e sulla salute delle persone. Insomma, il problema discariche di pneumatici in Italia è particolarmente accentuato, ma per fortuna ci sono diverse soluzioni che è possibile adottare per far fronte ad esso, come scopriremo in questa guida dedicata proprio allo smaltimento delle gomme usate per salvaguardare l’ambiente.
Info utili sul riciclo degli pneumatici fuori uso
Esistono sistemi per il recupero pfu / epdm, messi a punto dalla ditta Ghirarduzzi. Essi riguardano proprio i vecchi pneumatici, entrando in funzione quando si intende recuperarli o smaltirli o, in altre parole, quando non vengono più utilizzati. I sistemi in questione coinvolgono dei separatori specifici che puliscono il granulo dalle impurità che vengono riscontrate, come la fibra di vetro, le fibre tessili e l’alluminio, portando al riciclo della gomma.
Il processo di separazione messo in atto dai macchinari dell’azienda Ghirarduzzi sfrutta separatori aeraulici gravitazionali. Questi sistemi sono in grado di separare i materiali che hanno una densità differente, anche se le dimensioni geometriche sono uguali. I separatori in oggetto eseguono anche un lavoro di lavaggio e di separazione ad aria, in modo da distinguere la parte più pesante da quella più leggera, che viene scaricata in un secondo momento.
I separatori vengono adoperati per lavorare polveri e granulati, con dimensioni che oscillano dagli 0.03 millimetri ai 10 millimetri. Non a caso, questi sistemi trovano applicazione anche in altri settori, come la rigenerazione delle materie plastiche, il recupero del vetro e negli impianti di produzione o di recupero di cavi di rame.
L’importanza del riciclo delle gomme
Il riciclo degli pneumatici fuori uso è molto importante per motivi diversi. Innanzitutto, le materie prime impiegate trovano utilizzo in moltissimi altri oggetti di varia natura. In secondo luogo, ovviamente, sorge la tematica ambientale e la necessità di abbattere l’inquinamento. Inoltre, gli pneumatici possono essere usati come carburante alternativo per tutte quelle industrie che producono energia elettrica, per i cementifici e per moltissime altre realtà di questo tipo.
Alcune ricerche effettuate nell’ambito, infatti, hanno mostrato come, le gomme fuori uso bruciate, siano in grado di produrre un quantitativo di energia maggiore rispetto al carbone o al legno. Il contenuto energetico elevato, quindi, è una delle motivazioni principali per le quali si procede col salvataggio degli scarti di pneumatici dopo aver, come detto, separato la materia prima dalle altre sostanze. L’utilizzo in ambito industriale, inoltre, permette di ridurre le emissioni, creando meno metalli pesanti.
Per quanto riguarda la gomma riciclata, invece, con essa è possibile costruire diversi oggetti, trovando applicazione sia nel mondo dello sport, per la strutturazione di piste di atletica, che in ambito urbano, per l’asfalto, la segnaletica stradale e i dissuasori di sosta. Non solo, ci sono tracce di gomma anche nell’erba sintetica, nei tappetini per interni e in alcuni accessori fashion come le borse.
Il processo nel dettaglio
Ridare nuova vita agli pneumatici significa fargli attraversare un processo diviso in più fasi. Innanzitutto, la gomma viene triturata meccanicamente. Il residuo viene, sostanzialmente, fatto a pezzi, separando gomma, acciaio e tessuto. In un secondo momento, i granuli vengono lavati e ridimensionati, per poi essere sottoposti alla criogenia. Quest’ultimo procedimento è, a sua volta, diviso in tre step. In primis, i materiali vengono triturati, prima in modo meccanico e poi criogenico, attraverso azoto liquido, utile a riscaldare il materiale.
A questo punto, i materiali vengono polverizzati e le particelle ulteriormente ridimensionate. Esiste anche un processo elettrotermico che comprende, come prima fase, la sopracitata triturazione meccanica che, in secondo luogo, lascia spazio al processo elettrotermico, nel quale la gomma viene immessa in dei forni ad induzione magnetica, affinché si possa seccare e, successivamente, staccarsi dal metallo.
L’ultimissima fase di questa procedura è detta di “devulcanizzazione”. Con essa, si fa in modo che la gomma ritorni in uno stadio quasi simile a quello iniziale. Come vediamo, il riciclo degli pneumatici fuori uso passa attraverso un iter particolarmente variegato, ma importantissimo per la salvaguardia dell’ambiente.